mercoledì 20 agosto 2008

Scienza dell'incertezza


Ho trovato questa bella recensione di un libro di cui si parla molto: il cigno nero.
La cosa più curiosa è l'insegnamento di questo signore: la scienza dell'incertezza....Ciò che è stato non è detto che sarà, e non cercate regole valide per tutti ma createvi le vostre. Taleb ne propone una sola: non correte dietro ai treni. Snobbate il destino: «Rifiutandomi di correre per prendere treni ho provato la sensazione di avere il pieno controllo del mio tempo, dei miei progetti, della mia vita. Perdere un treno fa male solo se gli correte dietro. Allo stesso modo, non corrispondere all’idea di successo che altri si aspettano da voi fa male solo se è proprio quello che cercate di fare. È più difficile perdere in un gioco in cui siete voi a dettare le regole». (via barbablog). L’autore di The Black Swan, un libanese naturalizzato americano, Nassim Nicholas Taleb, occupatosi a lungo dei processi (sociali, cognitivi, percettivi) di incertezza, fortuna, conoscenza, e autoinganno, insegna “Scienze dell’incertezza” all’Università del Massachusetts.
Taleb costruisce uno splendido libro su un nodo importante nel processo di conoscenza umano: la predicibilità di eventi altamente improbabili che però, analizzati a posteriori, con le premesse già note e sotto gli occhi di tutti al tempo dei fatti, appaiono perfettamente probabili e, cosa più grave, evitabili (pensate all’11 Settembre, o al riscaldamento globale, o, tra gli eventi non catastrofici, l’avvento di Internet, i cellulari, etc).

Ovviamente questo processo a posteriori obbedisce alla massima che il senno di poi è una scienza esatta, ma fa anche molto di più: individua, con uno stile brillante, godibile, ma quasi sempre controllato e rigoroso, una costante del comportamento della nostra società: l'occorrenza di quelli che Tabeb chiama Black Swans.



Le tre principali caratteristiche dei Cigni Neri (con le due iniziali maiuscole) sono:

1) di accadere al di fuori del regno delle normali aspettative, perché nulla, nel passato, può indirizzare in modo convincente alla loro possibilità;

2) di provocare un impatto estremo;

3) a dispetto della loro natura di “outlier”, la natura umana ci fa fabbricare spiegazioni della loro occorrenza dopo il fatto, facendone qualcosa di spiegabile e predicibile.



Inutile dire che gli esempi sono innumerevoli, oltre a quelli già riportati: l’avvento di Hitler, la caduta del blocco sovietico, la caduta delle borse del ’29 e quella dell’87, immediatamente seguita da una ripresa, le carestie, le epidemie, la Mucca Pazza, la SARS, o anche eventi naturali quali lo tsunami nel Pacifico sudorientale o l’uragano Katrina.



Il libro di Taleb risulta forse un po’ troppo “fuzzy”, e a volte fa decisamente troppo il simpatico, ma nel complesso lascia una sensazione di aver toccato da vicino qualcosa di molto, molto importante nel nostro modo di funzionare, o quanto meno nel modo di funzionare della nostra società. Invece di muoversi per schemi precostruiti, per griglie di ipotesi rigide, Taleb preferisce un metodo caro anche a Eco e Hofstadter, tra gli altri: la narrazione. Che insieme alla metafora, ci dice, ha decisamente maggior forza e durata delle idee. Sin dall’inzio, l’autore non fa altro che rivendicare il fatto che il suo libro sia personale, e come tale, dice lui, può dire un po’ quello che vuole, perché non deve rendere conto a nessuno. Ignoro quali conti aperti abbia Taleb con il mondo accademico americano, ma al di là delle frecciate e del tono polemico, c’è di che restare più che affascinati dal modo in cui affronta argomenti tanto vasti. Alla fine se ne esce con una consapevolezza maggiore, ancor più che dei nostri limiti, dei nostri circoli viziosi.

2 commenti:

Alessandra Vaccari ha detto...

pr

Fabio ha detto...

I tuoi commenti sono meravigliosi :)))
Ho letto il libro ed il commento che ne fai è molto pertinente e rappresentativo.