giovedì 7 agosto 2008

Clean economy

Segnalo un pezzo interessante sul sito del Partito Democratico: l’affermazione di un nuovo modello macroeconomico globale, chiamiato “Clean Economy”. Secondo questo paradigma, gli impatti ambientali derivanti da qualunque attività umana sono considerati a tutti gli effetti “passività contabili”, che devono trovare una corrispondente voce di “attività contabile” che ne azzeri i costi. In un contesto siffatto, sono chiaramente vincenti tutte le forme di produzione che sono nativamente ad impatto zero, mentre quelle tradizionali devono sopportare costi aggiuntivi e tendono pertanto ad essere non concorrenziali e quindi progressivamente abbandonate.
Occorre innescare un processo virtuoso che, sfruttando le leggi del mercato, determini l’emersione ed affermazione di questo nuovo modello economico globale: tutti noi, in quanto abitanti del pianeta Terra ed attori di un mercato globale, possiamo agire sviluppando la domanda di prodotti e servizi ecosostenibili, scegliendo l’offerta che “costa meno” secondo questa nuova definizione di “costo”. La vera sfida consiste, infatti, nel diffondere nella società civile una consapevolezza ambientale che si traduca in comportamenti e buone pratiche quotidiane, che nel loro insieme definiamo “Clean Behaviour”. Queste azioni vanno dagli accorgimenti quotidiani per la riduzione dei consumi di energia ad interventi più strutturati di efficientamento energetico degli edifici, installazione di impianti di generazione da fonti rinnovabili, progetti di energy management, di trasporto sostenibile, produzione sostenibile etc., sia in ambito business che domestico.

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